21 Luglio 2014

EQUO COMPENSO/CONVEGNO M5S ALLA CAMERA: PROVVEDIMENTO FOLLE

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convegno

Antistorico, una mostruosità, folle. A un mese dal via libera al decreto Franceschini sull’equo compenso per copia privata, sono questi alcuni degli impietosi pareri espressi da operatori e rappresentanti associazioni di categoria del settore che, su un punto concordano: il decreto deve essere accantonato e revisionato attraverso un confronto a tutto campo da realizzarsi presso l’apposito tavolo tecnico istituito nell’ambito del provvedimento del Mibact.

Del tema si è parlato questa mattina nell’ambito del convegno-dibattito, organizzato dal MoVimento 5 Stelle dal titolo “Diritto d’autore ed innovazione. L’Equo compenso su copia privata, una nuova tassa o un beneficio per la cultura?”.

E’ stato un momento di incontro per aprire un dibattito e per confrontare le opinioni sul tema. Il M5S ha già presentato una mozione sulla Siae che, fatto incomprensibile, non è mai stata votata, nella quale esprimevamo la necessità di realizzare una profonda riforma dell’Ente. Nonostante questo, da settembre lavoreremo con i colleghi della commissione Cultura a una proposta di legge sulla riforma della Siae. Una misura che va necessariamente attuata in parallelo con la revisione dell’equo compenso.

Numerose le voci critica sul decreto Franceschini, fra cui quella del presidente di Confindustria digitale Elio Catania: “E’ un provvedimento antistorico. Chiediamo una revisione immediata del provvedimento sull’equo compenso, che nel frattempo dovrebbe essere congelato. Stiamo parlando di un gettito aumentato con il nuovo decreto di due volte e mezzo rispetto al 2013 ed è ingiustificato, anche e soprattutto alla luce delle caratteristiche delle nuove tecnologie. L’equo compenso italuano contribuisce per il 23%  all’equo compenso europeo”. Per Claudio Lamperti , vicepresidente Anitec-Confindustria, l’equo compenso “così com’è concepito dà l’idea di una norma realizzata solo per ottenere un ulteriore gettito”, mentre Maurizio Iorio, Presidente Andec- Confcommercio, dichiara: “più che un equo compenso è una prestazione patrimoniale imposta. Chiediamo che sia rivisto perché, così com’è stato concepito, è folle”.

Di seguito il mio intervento: