21 Novembre 2014

Schema idrico, una storia senza fine. Ora spunta anche la contestazione della ditta di proprietà del deputato di Scelta Civica

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Cantierizzare un’opera così grande ed importante per l’agricoltura lucana in così poco tempo (entro  il 31 dicembre 2014), è un’impresa sicuramente difficoltosa, nonostante lo stanziamento di 65 milioni contenuto nel decreto Sblocca Italia a favore dello schema idrico Bradano-Basento.

Questa è l’occasione giusta per ripercorrere le tappe complicate ed ardue che ha dovuto attraversare quest’opera.

Il decreto “Destinazione Italia” di inizio 2014, nonostante le dichiarazioni di alcuni parlamentari lucani occupati prima di tutto a fare propaganda ingannevole piuttosto che risolvere problemi, toglieva soldi al finanziamento dell’opera per destinarli prioritariamente ad Expo 2015 e alla ristrutturazione dei porti italiani, come sostenuto più volte dal MoVimento 5 Stelle. Il Presidente Pittella che dapprima in maniera entusiasta elogiava il lavoro dei deputati PD e Forza Italia, accortosi però dopo qualche mese dell’effettivo scippo, scriveva a maggio 2014 un’accorata lettera al Ministro dei Trasporti Lupi che incontrava a giugno 2014, affinché ripristinasse i soldi tolti con il decreto “Destinazione Italia”.

Il decreto “Sblocca Italia” approvato ad inizio novembre 2014, infine, ripristinava tali finanziamenti, ma con una scadenza che già ne presupponeva una difficile attuazione e quindi, una probabile ed ulteriore presa in giro da parte del Governo Renzi: il cantiere sarebbe dovuto partire entro il 31 dicembre 2014, pena annullamento del finanziamento.

Di qui ha inizio una vera e propria corsa contro il tempo che portava, dapprima ad una lettera inviata dall’associazione Cooperative muratori e affini di Ravenna al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione e al presidente della Corte dei Conti, la quale denunciava che il nome del vincitore era noto da tre anni, fino a all’ultima puntata avvenuta durante la seduta della commissione di gara. L’assegnazione, prevista per lunedì 17 novembre 2014, si è conclusa con un nulla di fatto a causa di una contestazione sull’offerta giudicata troppo a ribasso, della ditta avellinese D’Agostino Costruzioni. Anche a tal proposito, appare singolare che nessuno si sia accorto che la ditta è di proprietà al 99% (come da dichiarazione patrimoniale pubblica sul sito della Camera) del deputato attualmente in carica Angelo D’Agostino eletto tra le fila di Scelta Civica proprio nel collegio Campania 2.

A questo punto, non resta che attendere la prossima puntata della vicenda.