Da qualche mese è pienamente operativo in diversi tribunali italiani il c.d. processo civile telematico: che consente di svolgere in via telematica una serie di attività tipicamente processuali finora realizzate in forma cartacea.
Si tratta di un’indubbia innovazione che, con tutti i limiti della fase di avvio di procedure nuove, consentirà di snellire i processi e risparmiare tempo e risorse nel quadro della complessiva digitalizzazione della Giustizia.
Senonché come segnalato dall’avv. Aliprandi sul suo blog (www.aliprandi.blogspot.it) in diversi tribunali abilitati ai servizi telematici si è imposta l’abitudine di richiedere alle parti del processo non solo il deposito telematico di atti e documenti, come previsto per legge, ma anche il deposito di una copia cartacea c.d. “di cortesia” degli stessi in favore dei giudici chiamati ad assumere le decisioni.
Addirittura con un recente decreto n. 534/2015 emesso dalla seconda sezione civile del Tribunale di Milano e pubblicato il 15 gennaio 2015 il Tribunale ha condannato per responsabilità aggravata ai sensi dell’articolo 96 del codice di procedura civile al pagamento della somma di Euro 5.000 una parte perché il proprio legale non aveva depositato anche la copia cartacea di una memoria difensiva “[…] rendendo più gravoso per il Collegio esaminarne le difese” come si legge nel decreto.
Tutto ciò mi sembra inaccettabile!
Da un lato si chiede agli avvocati e ai cittadini di aggiornarsi e di seguire le regole del processo telematico e dall’altro, si consente ai giudici di imporre la consegna di copia cartacea degli stessi documenti depositati telematicamente. In questo modo si raddoppiano gli adempimenti, con moltiplicazione dei costi a carico dei cittadini, e soprattutto non si imporrà mai la cultura digitale anche nel processo civile e in generale nelle aule giudiziarie. Per non parlare dei benefici in termini ambientali ed economici per il risparmio della carta necessaria a stampare milioni di documenti che giacciono nelle cancellerie dei tribunali italiani.
Sarà così difficile per i giudici leggere i documenti a video?
L’ho chiesto con un’interrogazione al Ministro della Giustizia, affinché nel pieno rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, chiarisca cosa intende fare per scoraggiare queste pratiche diffuse in diversi tribunali italiani.
2 Comments
Leave A Comment
You must be logged in to post a comment.
Copie di cortesia: altro caso assurdo. Il giudice ne dispone espressamente la consegna http://aliprandi.blogspot.it/2015/02/copie-cortesia-giudice-dispone-consegna.html
da cittadino ed avvocato, Ti ringrazio per l’attenzione e la sensibilità. L’assurdità della copia di cortesia è evidente; in aula al Giudice ho fatto presente che, visto che ci tengono così tanto da richiederla sempre, sarebbe più corretto chiamarla obbligatoria.
Mi chiedo quale valore possa assumere il protocollo e soprattutto se la previsione delle copie di cortesia abbia la forza di derogare alle vigenti norme di legge (domanda retorica: ovviamente no !).
Ma come si può attribuire rilevanza a qualcosa che avrebbe un ambito strettamente territoriale ? Io iscritto presso l’Ordine di Palermo, se presto assistenza giudiziale in altro tribunale, ad es. Milano, sarei vincolato dal protocollo adottato in quel Tribunale ?
Mi viene da pensare che solo una norma di legge, con validità nell’intero territorio nazionale, può vincolare tutti gli operatori, magistrati, avvocati, personale di cancelleria, ausiliari del giudice e indirettamente anche i cittadini; e peraltro, tutti allo stesso modo.
Se realmente recepita (l’home page del sito Ordine Palermo non ne dà traccia, per cui per adesso non ho certezze) sembra al contrario andare nella giusta direzione il protocollo riguardante il distretto di corte d’appello di Palermo, ove è espressamente previsto che le copie di cortesia sono ‘a carico’ della cancelleria.
Ho reperito il testo qui: http://www.jusdicere.it/Ragionando/wp-content/uploads/2014/10/Palermo-Protocollo-per-l%E2%80%99attuazione-del-processo-civile-telematico.pdf
Marcello Giglio