13 Febbraio 2014

NEI PORTI IL PARCHEGGIO DELLA MALAPOLITICA

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PORTI
Oggi abbiamo discusso in Aula un’interpellanza urgente sulle nomine politiche nelle autorità portuali alla quale ha risposto il sottosegretario ai Trasporti Rocco Girlanda.

Abbiamo esaminato le nomine effettuate degli ultimi mesi in questo settore e le numerose situazioni anomale, se non paradossali, che dimostrano come l’ambito portuale sia stato tenuto in scarsa considerazione. Al punto di essere stato sostanzialmente trasformato in un comodo “buen retiro” di ex politici.
Il presidente delle autorità portuali è nominato con decreto del Ministero delle infrastrutture e trasporti e della navigazione, previa intesa con la regione interessata (articolo 12 legge n. 84 del 28 gennaio 1994), rimane in carica quattro anni e può essere confermato solo una volta. Inoltre il commissario deve (o meglio, dovrebbe) essere nominato nell’ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale, designati rispettivamente dalla provincia, dai comuni e dalle camere di commercio competenti a livello territoriale.

Abbiamo definito il modus operandi del  Ministro Lupi inaccetabile sia alla luce di sentenze del Consiglio di Stato, sia perché in forte contrasto con i principi di trasparenza e di meritocrazia che devono contraddistinguere la scelta di chi ricopre i ruoli di un amministratore al servizio della cittadinanza.

I casi di nomine verso le quali abbiamo sollevato forti perplessità sono quelle di La Spezia, di Napoli, Olbia e infine quello emblematico di Cagliari. Nel capoluogo sardo il Ministro Lupi ha nominato commissario un ex parlamentare di Forza Italia,  Piergiorgio Massidda il quale era stato presidente della stessa Autorità che aveva dovuto lasciare a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, il quale ha sentenziato che Massidda non era in possesso delle competenze per svolgere quel  ruolo.

Alle questioni che abbiamo sollevato il sottosegretario Girlanda ha risposto in modo molto approssimativo, scagionando sostanzialmente il suo ministero  per le nomine partitiche.

La realtà è che la responsabilità è del ministero, ma in particolare del ministro Maurizio Lupi, rispetto a queste nomine clientelari ( molto ben retribuite) è pressoché totale.