7 Maggio 2018

LA NOSTRA VISIONE DI FUTURO VERSO L’INDUSTRIA 4.0

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inaugurazione eoloStamattina sono intervenuta a Busto Arsizio all’inaugurazione della nuova sede di Eolo, società di telecomunicazione che sta compiendo grandi progressi nel campo della banda ultralarga wireless con più di 300 mila clienti attivi in 13 regioni italiane. Ne ho approfittato per tracciare un quadro delle sfide che ci attendono nei prossimi anni, oltre a indicare la nostra visione di futuro in ottica di trasformazione digitale verso l’industria 4.0.

Siamo ben consapevoli che i vantaggi economici e sociali derivanti dall’innovazione in ambito digital, potranno essere raggiunti soltanto attraverso il dispiegamento su vasta scala di reti ad altissima capacità. Pertanto, al di là delle sigle, valutiamo indispensabile una gestione e una infrastruttura di rete a maggioranza pubblica, così come riteniamo ormai non più rinviabile il passaggio da rame a fibra nella modalità FTTH (fiber to the home) che garantirebbe, tra le altre cose, anche un cospicuo risparmio energetico. Come evidenziato dai risultati di una recente analisi della Fondazione Ugo Bordoni, infatti, la fibra fino a casa ha un consumo nettamente inferiore rispetto a un accesso ADSL2+: tale differenza è pari a 2.3W in 1 ora. Assumendo di sostituire totalmente la rete ADSL2+ con una GPON, in un anno si potrebbero risparmiare 510GWh/anno, che porterebbe, secondo le tariffe in vigore, a un risparmio economico di circa 71.4 M€/anno.

Altro tema è quello dell’avvento del 5G. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un passaggio cruciale che rende necessario porre attenzione al modo in cui l’AGCOM detterà le regole per l’asta di assegnazione delle frequenze. Noi sosteniamo da tempo che si debbano creare le condizioni per nuovi entranti nel mercato con meccanismi che evitino di fotografare l’esistente garantendo l’assegnazione agli operatori storici. Risulta fondamentale che una pluralità di operatori siano messi nelle condizioni di accedere alle frequenze necessarie a realizzare e gestire le reti mobili di nuova generazione.

Lo sviluppo delle infrastrutture di rete è oggi importante tanto quanto lo sviluppo delle infrastrutture tradizionali (strade, porti, ferrovie). Non è stato ancora ben compreso che ogni euro speso nella realizzazione di una moderna infrastruttura di rete o nella diffusione della banda ultralarga ha un effetto moltiplicatore sull’economia: da questo punto di vista l’esperienza anglosassone è esemplare. Nell’agosto 2017 il governo inglese ha pubblicato uno studio sulle politiche di diffusione della banda larga realizzate tra il marzo 2014 e il marzo 2016 in territorio britannico mediante l’erogazione di voucher a favore di imprese e organizzazioni del terzo settore il cosiddetto “Connection Voucher Scheme”. Secondo i dati contenuti nel rapporto, grazie a questa misura 45.000 piccole imprese hanno potuto migliorare sostanzialmente la loro velocità di connessione con servizi 18 volte più veloci e con un ritorno per il Regno Unito pari ad almeno 8 sterline per ogni sterlina investita nella misura.
Peraltro, in Italia i soldi per una simile politica ci sono già: grazie ai risparmi delle gare Infratel, sono disponibili 1.3 miliardi, in capo al Ministero dello Sviluppo Economico, per incentivare la domanda. L’obiettivo che ci poniamo, quindi, è quello di utilizzare tali stanziamenti per assegnare voucher per favorire l’allaccio e la connessione alla rete super veloce.

Per favorire crescita, occupazione e competitività, la Commissione Europea ha indicato gli obiettivi strategici da raggiungere entro il 2025. Vengono ritenuti indispensabili la connettività gigabit, con una copertura 5G per tutte le aree urbane e le principali vie di trasporto terrestre, oltre all’accesso per tutte le famiglie europee a connessioni internet di almeno 100 Mbps. Obiettivi che ci sembrano ambiziosi ma che dal nostro punto di vista necessitano di un grande investimento da parte della politica, non soltanto in termini di risorse economiche ma di semplificazione e sburocratizzazione. Occorre creare le migliori condizioni a livello locale affinché chi faccia impresa possa dedicare il 100% del proprio tempo a fornire servizi utili e competitivi, a migliorarsi e innovare e non invece a rincorrere gli uffici per poter lavorare. I costi della burocrazia secondo una recente ricerca CNA ammontano a 46 miliardi di euro/anno. È per questo che uno dei 20 punti sulla qualità della vita del nostro programma è stato proprio quello di un drastico taglio delle leggi. Anche nel digitale abbiamo bisogno di ridurne il numero: semplificare e snellire l’apparato normativo per evitare che alla burocrazia analogica si affianchi, come pure è capitato, quella dei bit.