Venerdì scorso, a Palazzo San Gervasio (PZ), il M5S ha organizzato un incontro su immigrazione, lavoro in agricoltura e caporalato. Le agromafie, in Italia, muovono un’economia illegale e sommersa con un volume d’affari tra i 14 e i 17 miliardi di euro. In Basilicata il fenomeno del lavoro nero stagionale, riguarda circa 40mila braccianti e le misure esistenti per contrastarlo non bastano. Insieme ai miei colleghi abbiamo parlato delle proposte del M5S in Parlamento e abbiamo aperto una discussione a 360 gradi raccogliendo anche i contributi di chi vive sulla propria pelle lo sfruttamento e chi si impegna a contrastarlo.
La scelta del luogo dell’incontro non è stata casuale. Infatti Palazzo San Gervasio avendo una vocazione agricola variegata con preminenza nella coltivazione del pomodoro, richiama molti lavoratori stagionali. Di questi ultimi se ne contano circa 1200 unità tra la seconda metà di agosto e la prima metà di settembre. Secondo gli ultimi dati il salario percepito dai braccianti, negli anni, non si è incrementato. La media è di 25/30 euro al giorno per giornate di lavoro che iniziano all’alba e si prolungano fino a sera. Solo una piccola parte di braccianti trova alloggi soddisfacenti pagando un affitto o attraverso le associazioni di volontariato. Gli altri vivono in casolari abbandonati. decadenti e pericolanti; sistemati alla meno peggio per ripararsi dalla pioggia e dal freddo (Terzo Rapporto su agromafie e caporalato). Sul caso degli alloggi di Boreano ho presentato un’interrogazione a maggio 2016 per chiedere al Ministro di intensificare i controlli volti al contrasto del fenomeno del caporalato e di prevedere un’accoglienza adeguata ai lavoratori stagionali per assicurare una soluzione abitativa e socio-sanitaria dignitosa. In base alle testimonianze raccolte, si stima che solo a Palazzo San Gervasio sono operativi circa 50/60 caporali. Tra questi ci sono i meri autisti, quelli che svolgono attività di vigilanza e di supervisione minacciosa. Del compenso percepito dal lavoratore, una parte finisce illegalmente nelle tasche del caporale che, se in posizione apicale, può arrivare a guadagnare anche 450.000 euro.
Se è vero che da una parte la nuova legge sul caporalato riscrive il reato introducendo anche la sanzionabilità del datore di lavoro (e non solo dell’intermediario) dall’altra è solo il primo passo di un lungo percorso. Tanti infatti gli aspetti che andavano potenziati, dai trasporti per raggiungere il luogo di lavoro in mano ai caporali agli alloggi dignitosi, al fine di eliminare la ghettizzazione dei lavoratori. Per questo il M5S propone più controlli, più aiuti agli agricoltori e potenziamento centri per l’impiego per impedire ai caporali di agire illegalmente per il reclutamento e lo sfruttamento dei lavoratori agricoli.
Mirella Liuzzi – Portavoce M5S Camera