13 Novembre 2013

Il falso mito del petrolio in Basilicata

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Il presidente di Confindustria Michele Somma afferma nell’intervista al “Il Quotidiano della Basilicata” che il petrolio è una priorità! E’ lo stesso Marcello Pittella che identifica l’oro nero come una risorsa di cui il popolo lucano non ne ha compreso l’importanza. Ovviamente sono tutte fandonie, non bisogna lasciarsi abbindolare da questi proclami.
Questa è la verità che stiamo portando nelle piazze in questi giorni tramite il nostro candidato Presidente Piernicola Pedicini.

IL FALSO MITO DEL PETROLIO IN BASILICATA
Il Movimento 5 Stelle è contro le esplorazioni, le concessioni petrolifere e le trivellazioni in mare e in terra. E’ contro ogni forma di neocolonialismo della Shell, Total ed Eni e ci piacerebbe che anche chi ci amministra, come già successo in altri comuni, prendesse una posizione netta contro lo sfruttamento e la distruzione del nostro territorio. Facciamolo per i nostri figli e per le generazioni future.
Nel decennio 2002/2012, le royalties alla Regione sono state meno di 600 milioni di euro, circa 60 milioni all’anno, alle quali si aggiungono le royalties ai comuni per un ammontare medio di circa 20 milioni all’anno. Di questi 20 milioni all’anno, 14/18 in media vanno al Comune di Viggiano, 2 milioni a quello di Grumento Nova, 500 mila a Montemurro e il resto diviso in provincia di Matera e precisamente: 70 mila euro a Garaguso, 4/10 mila a Ferrandina, 2 mila a Pisticci, zero a Policoro, Montalbano, Bernalda, Scanzano, Nova Siri, ecc, nei cui territori si estraggono circa 150 milioni di m3 di gas e circa 20 mila tonnellate di petrolio. Questo avviene perché ci sono le franchigie, infatti, fino a 25 milioni di metri cubi di gas e 20 mila tonnellate di petrolio le compagnie non pagano nulla (le franchigie non valgono per il gas estratto in tutta la provincia o in tutta la regione, ma vengono applicate concessione per concessione, per cui, su 150 milioni di m3 di gas, la provincia di Matera non prende “una lira”)
Le royalties , sono talmente esigue che potremmo farne tranquillamente a meno.
Basterebbe stornare i costi della formazione che la Regione fa da decenni in maniera clientelare o gli sprechi della sanità, quelli degli enti inutili o ridurre drasticamente gli stipendi delle cariche dirigenziali e utilizzare tutto questo denaro in modo più responsabile. Sicuramente avremmo più soldi da utilizzare di quanto non ce ne diano il petrolio e senza i rischi alla catena alimentare umana delle perforazioni,
Inoltre le royalties, hanno determinato una forma di corruzione legale dei sindaci i quali hanno permesso che nel loro territorio si realizzassero centinaia di pozzi (tra sterili, attivi ed esausti) probabili causa dell’inquinamento delle falde idriche e della catena alimentare umana dei lucani. Tra l’altro, dal 1999, la classe politica non poteva non sapere che l’Eni, in cerca di petrolio e di compiacenze burocratiche, perforava il sottosuolo lucano ricco di acqua sperimentando, come da denuncia della ricercatrice Maria Rita D’Orsogna, tecniche di perforazione orizzontale, il cd. Fracking, con acido cloridrico (Hcl), acido fluoridrico (Hf) e «misteriose pillole viscose». Sostanze alle quali, nel tempo se ne sono aggiunte altre chimiche e tossiche, come probabilmente il berillio, alcuni isotopi radioattivi e molti metalli pesanti riversati per esempio nelle profondità dei pozzi attorno alla diga del Pertusillo. Inquinanti anche cancerogeni che, tra le smentite di parte e la disinformazione di regime, negli anni successivi al 1999, sono iniziati a comparire nei potabilizzatori che riempiono i bicchieri di acqua delle tavole di qualche milione di persone, tra la Puglia e la Basilicata.
I pozzi fatti in toto in Basilicata ammontano a 479, dei quali 277 in provincia di Matera e 202 in provincia di Potenza (dati Archivio storico Unmig – del Ministero per lo Sviluppo Economico).
Il Movimento 5 Stelle, all’inizio del prossimo anno presenterà una proposta di legge che entrerà a far parte del Testo Unico sulla Tutela della Catena Alimentare umana in caso di attività estrattiva;
In particolare, le compagnie minerarie, su richiesta della Regione, dovranno rendere pubblici i piani ingegneristici dei singoli pozzi perché attraverso il piano ingegneristico, i cittadini possono sapere:
• che cosa incrocia la trivella fino al raggiungimento del giacimento di idrocarburi (tra gli 800/1500 metri per il gas, fino a 4/5 km. per il petrolio)
• cosa versano e in che maniera versano tali sostanze chimiche
Le royalties sono considerate vere e proprie tangenti legalizzate, perché dissuadono i sindaci dal tutelare i propri territori;
La Regione Basilicata, pertanto, dovrà realizzare un piano di tutela degli acquiferi per tutelarsi di fronte all’inquinamento che le perforazioni procurano nel sottosuolo;
Durante le estrazioni di petrolio, si producono ben 37 grammi di fanghi e acqua di strato con sostanze chimiche tossiche (50% fanghi, 50% acqua di strato) che per i 90 mila barili attualmente estratti fa una cifra di 33 TONNELLATE DI RIFIUTI AL GIORNO, da moltiplicare per 365 gg. Se i barili si portano a 180 mila al giorno, la cifra dei rifiuti raddoppia ….. dove vanno? Tecnoparco in Val Basento, può dirci con esattezza quanti rifiuti provenienti dalla Val d’Agri tratta????? Visto che c’è correlazione matematica tra rifiuti prodotti e barili estratti;
Mentre ci fanno litigare e discutere sulle royalties, le compagnie minerarie in Italia pagano le concessioni circa 52 euro a km quadrato, (sono in genere tra i 200 e i 700 kmq) per un costo totale di circa 40 mila euro.
In Norvegia, ma anche in Inghilterra, le concessioni costano cifre pazzesche. ( per es. 7.700,00 €/km2 solo per l’esplorazione)
Ciò avviene per evitare speculazioni di politici locali che, con finte società petrolifere, si farebbero dare le concessioni per poi rivenderle alle vere compagnie con una partita di giro di speculazione;
In Basilicata, data la presenza di un unico bacino idrico di superficie e di profondità, non si può perforare e soprattutto, non si può perforare in altura, come accade in val D’Agri e come accadrà a Gorgoglione/Corleto Perticara. IL tutto mette IRREVERSIBILMENTE A RISCHIO LE SORGENTI DEL FIUME AGRI E IL SISTEMA DI FALDE IDRICHE APPENNINICO.
In Val d’Agri è dimostrato che perforano anche nelle aree di ricarica delle sorgenti del fiume agri, con elevato rischio di inquinare le stesse sorgenti.
Il 17 e 18 novembre se vuoi bene alla tua terra l’unica alternativa è votare MOVIMENTO 5 STELLE
#SUCCEDE