25 Gennaio 2019

INIZIA LA DEFOSSILIZZAZIONE DEL PAESE E DELLA BASILICATA

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Una concessione di coltivazione del petrolio passa da 59,25 euro a 1.481,00 euro a chilometro quadrato. La concessione in proroga da 88,87 a 2.221,00 euro a kmq. Con un aumento, in sostanza, di 25 volte il precedente valore. Sembrerebbe una normale contrattazione di fitto tra un locatore – lo Stato – e un affittuario – le compagnie petrolifere – in realtà è un privilegio bello e buono che viene tolto alle società minerarie che hanno occupato suolo pubblico pagandolo quattro spiccioli.

E’ un passo di grande valore politico visto lo strapotere persuasivo dei petrolieri, i quali, con i canoni così esigui del passato, non avevano remore nel perforare anche in presenza di giacimenti irrisori o addirittura presupposti.

Ora, invece, vedremo la rinuncia a diversi titoli minerari già in atto, perché il petrolio in Italia è scarso, è di pessima qualità ed è sito in profondità. Dunque costoso da estrarre, soprattutto se alle compagnie petrolifere vengono alzati i costi fissi e non eludibili di gestione.
Per dare la dimensione del fenomeno, solo in Basilicata, grazie a permessi di prospezione sismica del valore di circa 4 caffè (3,70 euro al kmq), a permessi di ricerca del valore di un biglietto del cinema (7,41 euro al kmq) e a concessioni di coltivazione che costano 59 euro al kmq, sono stati realizzati in questi anni circa 500 pozzi petroliferi, tra attivi, sterili ed esausti. Una gruviera!

Questa battaglia di principio e di sostanza col decreto legge sulle semplificazioni di gennaio – partita da un mio emendamento nella Legge di Bilancio 2019 – non solo sancisce l’inizio della defossilizzazione del Paese, perché i veri cambiamenti avvengono con la fine dei privilegi di una classe dominante, ma si ripristina il ruolo decisionale delle Regioni, con la Conferenza unificata, e si affermano anche altri due passaggi epocali nei rapporti tra il governo e le “Sette Sorelle” dei tempi di Enrico Mattei.

In più nell’emendamento viene istituito il “Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee”, uno strumento di pianificazione in grado di identificare quali aree debbano essere definitivamente sottratte alla disponibilità delle compagnie petrolifere.

Anche in questo caso va ricordato che il piano, previsto dallo Sblocca Italia, non vide mai la luce e fu addirittura abrogato dal Parlamento nella Legge di Stabilità 2016. A richiedere, più di due anni fa, la previsione del Piano delle Aree furono alcune Regioni interessate a recuperare il loro potere di decisione azzoppato dallo Sblocca Italia. Con l’emendamento, ripristiniamo questo importantissimo strumento di pianificazione per razionalizzare ancora di più le attività estrattive.

Infine eliminiamo la pubblica utilità legata al petrolio e otteniamo una moratoria di 18 mesi sui nuovi titoli di prospezione sismica e di ricerca petrolifera, periodo durante il quale ripristiniamo un importante strumento di pianificazione che terrà conto di una serie di parametri a partire dagli assetti idrogeologici del territorio.
Con l’orgoglio personale di deputata del gruppo lucano del M5S nell’aver ottenuto istanze che portiamo avanti dal 2009 da quando informavamo nelle piazze i lucani sull’inutilità di una società fossile e, nel 2011, con una videocamera, inseguivamo gli allora politici PD al Copam di Matera, per chiedere proprio una moratoria sui permessi minerari.

Mirella Liuzzi – Deputata M5S

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