12 Settembre 2013

Sulla chiusura dei Tribunali di Melfi e Pisticci

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tribunale pisticci

Ieri ho presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro Cancellieri sul tribunale di Pisticci e la sua imminente chiusura. Infatti la riorganizzazione dei Tribunali italiani voluta dall’ex Ministro della Giustizia Severino con d.lgs 155/2012, prevede la soppressione di numerosi Uffici Giudiziari. Tale modifica interessa anche i fori lucani di Pisticci (sede distaccata di Matera) e di Melfi.
In questi ultimi mesi c’è stato grande fermento nella società civile e nei partiti riguardo questo decreto legislativo: sia alla Camera che al Senato sono state presentate proposte di legge per rimandare l’accorpamento e richiedere maggiori garanzie.

Verrebbe da chiedersi: ma davvero chiudere delle strutture pubbliche, come in questo caso, equivale a risparmiare?

Dai dati e dalle relazioni tecniche sembrerebbe proprio di no, almeno per alcuni Tribunali in particolare, come nel caso lucano. In Basilicata i Tribunali che chiuderanno i battenti porteranno disservizi e un aumento oggettivo dei costi della Giustizia.

“Ed io pago!” per citare Totò!

Ad esempio la chiusura del Tribunale di Pisticci, implicherebbe non solo l’inutilizzo e lo spreco di una struttura da poco rinnovata (e oltretutto messa a disposizione a titolo gratuito dallo stesso Comune) ma anche un aumento dei costi dovuti allo spostamento degli uffici in nuovi locali da individuare nella città di Matera, sede centrale del Tribunale pisticcese, che chi la frequenta lo sa, verte in uno stato strutturale disastroso.

La chiusura del Tribunale di Melfi, per la quale avevo già presentato mesi fa un’interrogazione ancora senza risposta, non solo inciderebbe negativamente in termini economici, ma andrebbe contro il rispetto dei criteri che lo stesso decreto prevede, come le caratteristiche del territorio, i costi e le funzioni dell’Ufficio Giudiziario.

Eppure il decreto, nasceva in previsione della tanto acclamata spending review, ma si è dimostrato un altro “taglio alla cieca” del Governo Monti.

Tuttavia, lo stesso provvedimento del Ministro della Giustizia prevede in alcuni casi una proroga di cinque anni. Perchè, così com’è accaduto per altri tribunali interessati alla soppressione, non concederla anche ai Tribunali lucani? Attendiamo una risposta dal Ministro.

Nel frattempo vari esponenti di vari partiti stanno cercando la rivalsa mediatica della battaglia che in questi giorni vede la serrata protesta a Melfi. Io non voglio nulla di ciò né l’ho mai cercata, anche quando sono stata invitata a Maggio all’assemblea straordinaria dell’ordine degli avvocati della città di Melfi (qui la discussione sul forum): non potendoci andare e senza alcun problema, alla stessa è intervenuto un attivista del M5S. Già da Aprile, infatti, ero stata contattata dall’Ordine degli Avvocati e con l’aiuto degli attivisti lucani, avevamo preparato un’interrogazione presentata alla Camera.
Durante questi mesi e pressati dai territori, tutti gli schieramenti, dal PD al PdL erano concordi nel chiedere la proroga al Ministro, la quale si opponeva decisamente a questa possibilità. Con l’avvicinarsi del 13 settembre (data di inizio dell’accorpamento) i professionisti della politica, per scopi ovviamente elettorali, hanno voluto mettere la bandierina sulla protesta contro un Ministro che fa parte della loro stessa forza politica o maggioranza!

Mi vien da chiedere dov’erano ad Aprile o a Maggio, ma forse questo è meglio che se lo chiedano i cittadini.

Mirella

Riepilogo interrogazioni presentate:

2 Comments

  1. mario ricchiuto 13 Settembre 2013 at 8:20

    Pienamente d’accordo con Mirella Liuzzi: accorpare certi tribunali renderà più penosa la vita degli italiani.

  2. franco 13 Settembre 2013 at 15:59

    E’ solo un provvedimento di facciata. Non si avrà un risparmio ma un incremento della spesa ed in più si paralizzerà per alcuni anni la funzionalità dei tribunali. Per la Basilicata una vera falcidia e il pericolo di lasciare scoperti alcuni territori ad altro rischio della malavita delle regioni limitrofe.

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