8 Gennaio 2015

Riforme costituzionali: la “democrazia” secondo Renzi

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Oggi, 8 Gennaio 2015, sono arrivate in aula alla Camera le riforme costituzionali di Renzi. Cosa potrebbe cambiare realmente se questa assurda riforma andasse in porto? Ecco una brevissima analisi.

Il Senato e “superamento” del bicameralismo
Lo spot elettorale del Governo impone come urgenza primaria la riforma costituzionale, a dispetto del 13,4% del tasso di disoccupazione, delle forti tasse che strangolano il mercato del lavoro e in barba alla proposta del reddito di cittadinanza del M5S. E’ prioritario per Renzi dare una parvenza di democrazia e l’illusione di poter scegliere i propri rappresentanti. La triste realtà, invece, restringe gli spazi della democrazia diretta e dei suoi strumenti perché la nostra repubblica parlamentare, sempre più governativa nei fatti, impone a Camera e Senato il solo compito di siglare le scelte imposte dall’esecutivo, svalutando la parola dei cittadini.

Il Senato non potrà essere più sciolto, non ci sarà più l’elezione diretta dei senatori i quali verranno nominati tra i consiglieri regionali ed i sindaci che, tolte rare eccezioni,  parteciperanno alla formazione delle leggi solo con proposte di modifiche. Non essendo più un organo elettivo diretto, scomparirà la circoscrizione estero. Sarà quindi la sola Camera dei Deputati a conservare la rappresentanza diretta dei cittadini. Mentre il Senato, con la nomina di membri appartenenti come Presidenti di Consigli regionali, sarà espressione dei partiti che incideranno sulla funzione legislativa in evidente contrasto con i principi costituzionali. Il Senato sarà di fatto  svuotato delle sue funzioni e svolgerà principalmente un ruolo di “raccordo” tra UE ed Enti Territoriali. Per l’abolizione del bicameralismo spesso vengono citati a titolo esemplificativo altri Paesi europei, ma con riferimento agli ordinamenti della Francia, del Regno Unito e della Germania, vi sono leggi ordinarie che per essere approvate richiedono il consenso di entrambe le Camere su un identico testo. In Germania, Stato federale, il procedimento bicamerale è invece l’eccezione, ma nelle materie di interesse territoriale, la Camera territoriale ha un effettivo potere di veto. Nello specifico, si possono ravvisare una serie di incongruenze e criticità all’interno delle previsioni per i procedimenti previsti nella riforma:

  • i tempi concessi al Senato per l’esame dei procedimenti di legge e le proposte di modifica sono decisamente ridotti;
  • sulle leggi costituzionali e le leggi di revisione costituzionale, è possibile che qualsiasi riforma della Costituzione sia assoggettata alla decisione di un Senato costituito da politici eletti da altri politici?
  • la riforma, a differenza di quanto previsto negli altri ordinamenti con bicameralismo non paritario, non prevede alcuna procedura di conciliazione tra le due Camere per stabilire chi abbia la competenza, quindi è ipotizzabile che si dovrebbe far ricorso, da parte della Camera che si ritenesse lesa, alla Corte costituzionale, paralizzando il procedimento legislativo.

E’ per questo che il M5S ha proposto la sua totale abolizione: meglio non avere un Senato piuttosto che un Senato inutile.

La Camera
La titolarità del rapporto di fiducia con il Governo spetterà alla sola Camera dei deputati, la quale eserciterà, secondo la riforma, la «funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo», nonché funzione legislativa. Alla Camera dei deputati spetta poi la funzione di «controllo dell’operato del Governo». Non ci sarà alcun taglio del numero dei deputati né delle indennità.

Decreti legge
Il procedimento legislativo, fatte salve alcune eccezioni, sarà quasi del tutto monocamerale, in capo alla Camera dei deputati. Verranno introdotti nuovi poteri per il Governo di intervento nel procedimento legislativo, che determineranno la certezza della votazione finale entro una certa data. Sarà compito esclusivo della Camera richiedere, mediante ⅓ dei componenti una valutazione preventiva di incostituzionalità della norma alla Corte Costituzionale.

Il Capo dello Stato
Sarà eletto a maggioranza dei ⅗ dopo il quarto scrutinio e a maggioranza assoluta dopo l’ottavo (che oggi è richiesta dopo il terzo).

Modifiche al titolo V della Costituzione prevederanno:
1. il ritorno di alcune “grandi materie” alla legislazione esclusiva dello Stato (come la competenza sul combustibile fossile). Inoltre la «clausola di supremazia», consente alla legge dello Stato, su proposta del Governo, di intervenire in materie non riservate alla legislazione centrale quando lo richieda la tutela dell’interesse nazionale;
2.  la limitazione degli emolumenti ai membri degli organi regionali;
3.  la soppressione dei riferimenti nel testo costituzionale alle Province:
4.  l’inserimento all’interno della Costituzione di regolamenti che dovranno garantire i diritti delle minoranze;
5. la soppressione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro che potrebbe comportare grande incertezza interpretativa come ad esempio per la norma che concerne la “tutela e sicurezza del lavoro”. Secondo il M5S quest’ultima dovrebbe essere  integralmente attribuita allo Stato questo perchè avere, ad esempio, discipline differenti da regione a regione in materia di lavoro non sarebbe il modo per favorire gli investimenti nel nostro Paese.

Istituti di democrazia diretta
Un grande scandalo che il M5S ha sottolineato è stato proprio quello di rendere più difficile la partecipazione diretta dei cittadini all’attività politica del Paese. Infatti, per il deposito di una legge di iniziativa popolare, da 50.000 firme si passa alla richiesta di 150.000. Anche per il referendum abrogrativo saranno richieste più firme: 800.000 invece che 500.000, e per il quorum sarà sufficiente la partecipazione della maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera. Solo per la legge costituzionale viene accennata la possibilità del referendum propositivo di indirizzo e di altre forme di consultazione.

Le proposte migliorative al testo di riforma del M5S
Il M5S contesta il nuovo Senato delineato dal Governo: ne contesta il sistema di elezione (indiretto), il criterio di scelta (all’interno dei Consigli regionali, organi legislativi) e la sua composizione di natura e derivazione squisitamente politica, a ricalco della mappa del potere.
Le proposte del M5S danno voce a quanto richiesto a gran voce dai cittadini da anni, come ad esempio l’elezione diretta dei prori rappresentanti in parlamento (e non solo per la Camera dei Deputati). Il sistema democratico, così come ce lo hanno consegnato i Padri costituenti, è contraddistinto da pesi e contrappesi, per evitare che il sistema democratico ne possa uscire completamente sbilanciato. Secondo molti costituzionalisti un Senato come quello previsto dalla riforma del Governo Renzi non potrà in alcun modo bilanciare i poteri della Camera. Infatti, la riforma, trasforma radicalmente il procedimento legislativo e, seppur semplificandolo con l’abolizione della doppia lettura di un progetto di legge, il risultato è stato giudicato da moltissimi degli esperti in materia, illogico e contraddittorio ancora prima che potenzialmente antidemocratico.

Sulla riforma dell’inutile Senato, abbiamo proposto non solo l’elezione diretta dei suoi membri  da parte dei cittadini, ma anche l’impossibilità di candidatura dei soggetti con procedimenti penali in corso o condannati (requisiti già applicati per i candidati del M5S). Abbiamo richiesto anche di sopprimere la nomina, anacronistica, dei cinque cittadini illustri da parte del Capo dello Stato che si andrebbero ad aggiungere al lungo elenco di nominati che siedono nelle istituzioni. Oltre all’abbassamento dell’età per eleggere i senatori, l’inserimento nella Costituzione della garanzia della par condicio e a riduzione netta del numero dei Deputati, abbiamo proposto l’aumento dei tempi per l’esame della legge di bilancio, notoriamente la più complessa e più rilevante tra le leggi approvate dalle Camera.