31 Maggio 2016

Rapporto Istat 2016. Il Sud Italia nel baratro.

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istat 2016

Il rapporto Istat 2016 non lascia spazio a dubbi: l’Italia si sta assestando a livelli tragici, che ricordano l’esito di una guerra in cui le armi usate, non sparano proiettili, ma mietono vittime in una cittadinanza attanagliata dalla disoccupazione e la povertà. Il benessere e la ricchezza economica sono molto lontani dalla fotografia dell’Italia che offre il documento Istat.  

(Dis)Occupazione: l’Istat certifica il sostanziale fallimento del Jobs Act. Se il tasso di disoccupazione ufficiale è sceso di poco dal record storico del 13% e oggi si attesta ancora all’11,9%, il tasso di mancata partecipazione dei c.d. “scoraggiati” (coloro che possono lavorare ma non cercano più occupazione) si attesta al 22,5%. Un numero spaventoso. L’Istat ci dice anche che a tre anni dalla laurea, solo il 53,2% dei giovani trova un lavoro adeguato agli studi, mentre quasi la metà ha di fatto gettato al vento 5 o più anni di tasse universitarie, spesso pagate con il sangue delle famiglie.
Nel Mezzogiorno gli occupati sono poco più di quattro su dieci, peggio solo la Grecia. Le famiglie del Sud in cui nessun componente lavora salgono al 24,5% e l’87% di famiglie vive una situazione di dipendenza economica. .

Famiglie senza reddito: sono passate dal 10% del 2010 al 14,2% del 2015, mentre al Sud sono addirittura il 24,5% (1 su 4). Una piaga che spesso trova sfogo solo nel lavoro nero (con corrispondente evasione) e nella criminalità.

Povertà: anche in questo caso numeri sconvolgenti, dato che in queste condizioni si trova l’11,5% della popolazione, in aumento sul biennio 2013-2014. Nel Mezzogiorno la quota è tripla rispetto al resto d’Italia, a conferma che la questione meridionale sta riesplodendo in tutta la sua forza e il Governo, a parte gli annunci, sta a guardare.
Rischio di povertà per i minori al Sud: molti minori del Mezzogiorno, in particolare in piccoli comuni, sono maggiormente esposti al rischio povertà poiché vivono in un contesto in cui i genitori hanno bassi profili occupazionali.

Protezione sociale: la spesa è in aumento, dato che la popolazione invecchia e la lunga crisi produce disoccupati e sussidi statali, ma sale meno che negli anni passati. La Basilicata occupa gli ultimi posti per ciò che riguarda la spesa per interventi afferenti i servizi sociali dei Comuni, per i servizi all’infanzia e socio-educativi. Le forbici dell’austerità vanno a tagliare anche l’ultima frontiera prima della povertà. E intanto l’età pensionabile aumenta, in media, dai 62,8 ai 63,5 anni (pensioni di vecchiaia), e aumentano anche gli anni di contributi necessari al pensionamento. Un disastro targato Fornero e confermato dai Governi seguenti, compreso l’attuale. È evidente che in questa situazione i giovani faticano ancor più a trovar lavoro. La natalità diminuisce di conseguenza, anche perché dopo il Jobs Act il lavoro è ancora più precario e progettare il futuro è diventato impossibile.    

Nuove tecnologie e imprese: gli indicatori di economia della conoscenza rilevano ancora un ritardo dell’Italia rispetto alla media Ue. Vi sono diversi fattori rilevanti che incidono sulla competitività del sistema produttivo italiano, tra questi gli investimenti in ricerca e sviluppo che scontano ancora un relativo ritardo rispetto agli altri Paesi Europei. Le imprese italiane investono solo lo 0,7% in ricerca e sviluppo. Anche l’uso dell’e-commerce è relativamente limitato, vi ricorre il 7 per cento delle imprese contro il 17 della media europea. Sempre con riferimento alla diffusione delle nuove tecnologie, in termini di uso della banda larga l’Italia risulta in linea con la media europea (92 contro 94 per cento nel caso delle sole imprese); ma quando si considerino altri aspetti, quali la velocità della connessione, il grado di connettività dell’Italia risulta, tuttavia, tra i più bassi d’Europa. Dal punto di vista territoriale, a beneficiare maggiormente di una copertura totale della banda ultralarga sarebbero solamente le “aree bianche” delle regioni del Centro-nord.

Sviluppo della banda ultralarga e produttività: per raggiungere gli obiettivi di Europa 2020, la Strategia italiana per lo sviluppo della banda ultralarga dovrebbe prevedere significativi interventi infrastrutturali per aumentare la copertura territoriale allo scopo di incentivare l’uso delle nuove tecnologie tra gli operatori economici.  Un intervento di copertura totale porterebbe a un aumento della produttività significativo, soprattutto per le microimprese, pari a circa 3.700 euro per addetto nei settori industriali e  oltre 8 mila euro per addetto nei servizi diversi dal commercio.

Questi sono solo alcuni dei numeri forniti dall’Istat che fotografano lo stato in cui versa l’Italia, ma bastano per condannare la politica economica di un Governo che predica rivoluzioni inesistenti mentre ci trascina nel baratro. E’ chiaro, a questo punto, che il reddito di cittadinanza che il M5S propone è una manovra economica che non può essere più rimandata.