26 Marzo 2015

Diritti dei cittadini in rete: “attentato” del Governo!

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Oggi abbiamo iniziato la discussine alla Camera di un decreto del Governo che sull’onda emotiva degli attentati di matrice islamica degli ultimi mesi, mette in discussione il rapporto tra libertà e sicurezza nel nostro Paese incidendo in profondità sull’esercizio di diritti fondamentali come ad esempio, la riservatezza.

Le norme introdotte dal provvedimento sarebbero inaccettabili in uno Stato che si vuole definire democratico anche a prescindere dallo scandalo Datagate e dalla riflessione politica e giuridica che lo stesso ha innescato.  Ma le norme risultano ancor più inaccettabili se solo si considera il contesto nell’ambito del quale le stesse sono maturate.

Infatti la Corte di Giustizia dell’Unione, ha annullato per la prima volta nella storia della Corte una direttiva (2006/24/CE) che obbligava i gestori di servizi di telecomunicazione a conservare tutti i dati connessi alle comunicazioni elettroniche e su richiesta a fornirli alle autorità investigative e alla magistratura.

Le modifiche proposte non fanno che accrescere il contrasto tra le norme nazionali e la legislazione europea (in primis la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione). L’attuale articolo 132 del Codice Privacy risulta privo dunque di una copertura comunitaria e già, nella sua formulazione attuale, potenzialmente in contrasto con la legislazione europea!

In particolare la Corte, nell’annullare la direttiva, ne ha denunciato:
1. la vaghezza dei criteri usati per definire in maniera oggettiva i crimini da perseguire attraverso la conservazione dei dati;
2. l’insufficienza delle condizioni e delle procedure previste per evitare che attraverso la raccolta dei dati si possano perpetrare abusi (in particolare, il non aver previsto che l’accesso ai dati possa avvenire in seguito ad un apposito provvedimento dell’autorità giudiziaria);
3. l’assenza di un catalogo di situazioni eccezionali escluse dall’obbligo di conservazione;
4. la mancanza di norme che specificamente garantiscano modalità sicure di trattamento di una simile quantità di dati (in particolare, la distruzione irreversibile dei dati raccolti) e soprattutto;
5. la scelta di un monitoraggio che coinvolge indiscriminatamente tutti i soggetti, tutte i mezzi di comunicazione elettronica e tutti i tipi di dati al di là di quanto strettamente indispensabile per conseguire l’obiettivo della lotta al crimine e al terrorismo.

Con l’approvazione di questo decreto l’Italia rischia di incorrere in gravi violazioni! Stiamo andando incontro a una prevedibile censura da parte delle autorità europee, ma ciò che è più grave il governo stia agendo a scapito dei diritti fondamentali dei cittadini italiani e, sia consentito, anche introducendo un onere economico inaccettabile a carico degli operatori di telecomunicazione.

Ma le storture introdotte da questo decreto rispetto all’esercizio di diritti costituzionali nella rete internet non finiscono qui. Infatti il Governo ritiene necessario e urgente introdurre una serie di disposizioni anche per i fornitori di servizi internet. Nuove previsioni sono introdotte a carico degli Internet Service Provider, che per quanto corrette grazie all’approvazione di alcuni emendamenti M5S (il riferimento è in particolare alla rimozione selettiva dei contenuti sui social network) continuano a suscitare profonde perplessità anche e soprattutto con riferimento alla loro compatibilità comunitaria.

Come gruppo M5S non possiamo assumerci la responsabilità di un tale scempio dei diritti, e per questa ragione il nostro voto sarà convintamente contrario al provvedimento sul quale sarà posta l’ennesima fiducia.